10 dicembre 2013

Dieci cose che ho capito dopo le primarie del Pd

1) Matteo Renzi ha poco tempo. Il Partito Democratico è delicato, la sua posizione rischia di logorarlo. Se si andasse al voto oggi probabilmente andrebbe incontro ad un trionfo clamoroso. Fra un anno potrebbe non essere più così.

2) Conseguenza del punto uno: la vita del governo è più breve. Forse brevissima. Considerando che alla fine di maggio ci sono le europee le eventuali elezioni politiche dovrebbero svolgersi, al massimo, entro l'inizio di aprile.

3) Serve, ovviamente, la legge elettorale. Gli alleati di governo potrebbero avere interesse a guadagnare tempo e quindi fare melina. Per fare la nuova legge elettorale, probabilmente servirà un patto con il diavolo.

4) Grillo ora ha paura. Le sue sparate degli ultimi giorni lo dimostrano. Se il Pd riprende le battaglie che hanno innescato la nascita del Movimento 5 Stelle, i grillini si riducono a percentuali irrisorie.

5) Hanno votato tre milioni di persone. Sono quelli che votano sempre. Il popolo di sinistra, il popolo delle primarie.

6) I due milioni di voti, personali, per Matteo Renzi devono fargli passare le paranoie, non deve aver paura che quelli che gli stanno intorno possano essere più bravi di lui. La sua legittimazione, a questo punto, è indiscutibile.

7) Il Pd è cambiato fondamentalmente. Il passaggio del dipartimento economico da Stefano Fassina a Filippo Taddei ne è la dimostrazione plastica.

8) La sinistra italiana avrà presto una nuova autorappresentazione di se stessa. Dove, tanto per fare un esempio, la parola meritocrazia non sarà una parolaccia.

9) Ovviamente questa nuova autorappresentazione non piacerà a tanti e questo non potrà che produrre dei contraccolpi che non saranno di semplice gestione.

10) Il successo clamoroso di Renzi nelle regioni rosse dimostra che la sinistra italiana è rimasta vittima del proprio successo proprio nelle zone dove è più forte ed organizzata.