25 maggio 2015

Le nozze gay e il referendum sul divorzio

Il referendum con il quale l'Irlanda si è espressa a favore dei matrimoni gay ha riportato in alto, anche in Italia, un dibattito su un tema dal quale si discute, senza risultati da anni. Si è detto spesso, in questi giorni, che la società civile è molto più avanti della politica e che anche in Italia se il corpo elettorale avesse la possibilità di pronunciarsi potrebbe esserci un risultato analogo. Esattamente 41 anni fa, in Italia, in occasione del referendum sul divorzio, si sviluppò un dibattito i cui contenuti e i cui argomenti retorici sostenuti da favorevoli e contrari sono simili, in maniera quasi sorprendente.

Il divorzio in Italia, in clamoroso ritardo rispetto a molti altri paesi europei, fu introdotto nel 1970 con una legge promossa dal socialista Loris Fortuna e dal liberale Antonio Baslini. I movimenti antidivorzisti, sostenuti da una consistente fetta della Democrazia Cristiana, promossero un referendum abrogativo che si tenne il 12 maggio del 1974.

Fu l'occasione per un dibattito franco, nel quale la società italiana si confrontò forse per la prima volta, sul tema dei diritti civili. Andò a votare l'87% degli aventi diritto. Il 'No', ovvero chi non voleva abrogare il divorzio, vinse con il 60% dei voti, ma una parte consistente della popolazione, circa 13 milioni, votarono per una posizione (l'abrogazione del diritto al divorzio) che oggi, ragionevolmente, non è sostenuta più da nessuno. Quello che quarant'anni fa, insomma, era una tema che divideva le coscienze sui diritti civili (lungo un crinale sovrapponibile in maniera quasi perfetta divide oggi le coscienze sul tema dei matrimoni gay) oggi è considerato un dato di fatto che neanche nelle formazioni cattoliche più retrive si ritiene di mettere in discussione.

Per il sì si schierò il Movimento Sociale e una parte della Democrazia Cristiana. Si sosteneva che il divorzio avrebbe distrutto il modello della famiglia tradizionale, sancita dalla Costituzione che all'articolo 29 la riconosce come società naturale fondata sul matrimonio. Che avrebbe disgregato il tessuto sociale ed avrebbe messo in discussione la sacralità del matrimonio, riconosciuta come vincolo indissolubile dalla dottrina cattolica. (Molti di quegli alfieri antidivorzisti, in futuro, ovviamente, del divorzio si sarebbero legittimamente avvalsi).

Fra i più attivi in questa battaglia il segretario della Dc Amintore Fanfani. In questo video, se ci mettessimo il colore, sembrerebbe di ascoltare un politico del 2015 che fa un comizio contro le nozze gay.


Unità della famiglia, difesa dei valori, lo spettro delle adozioni, il significato politico di una battaglia che è solo civile (si riconosce un giovane Fabrizio Del Noce) altri cavalli di battaglia che ci ricordano qualcosa...



Per il no si schierarono tutti i partiti laici e si mobilitò una larga fetta della società civile. Si sosteneva, per convincere l'elettorato, che il divorzio è un diritto, che dà la possibilità di sanare e mettere nell'ambito della legge situazioni già esistenti nella società, dare una tutela alle persone più deboli.

Alcuni artisti molto noti prestarono il loro volto alla campagna. Fra questi Nino Manfredi che ricorda (come fanno oggi i favorevoli ai matrimoni gay) che il matrimonio civile non è indissolubile e che dare la possibilità alle persone di usare questo diritto non toglie niente  a chi non se ne vuole avvalere.


In campo anche, lui, Gianni Morandi, quello degli abbracci su Facebook


Fra qualche decennio, probabilmente, guardandoci indietro, ci renderemo conto di quanto era arretrato il nostro paese quando non permetteva ai gay di sposarsi. Come facciamo oggi quando ci sembra assurdo vivere in una società che non permette di porre fine ad un matrimonio fallito.