18 febbraio 2014

Un sindaco a Palazzo Chigi. E' (praticamente) la prima volta

Checché se ne pensi di Matteo Renzi prossimo presidente del consiglio e qualunque sia il giudizio che si dà sul modo con cui questa presa di potere è avvenuta (qui su quest'ultimo punto siamo abbastanza critici) ci sono alcuni elementi di novità che destano una certa curiosità.

Sono il fatto che Renzi sarà il più giovane presidente del consiglio dell'Italia Repubblicana, che porterà a Palazzo Chigi una velocità di comunicazione inedita e soprattutto la sua energia che anche i critici più feroci gli riconoscono.



Ma c'è un altro aspetto, un po' sottovalutato che secondo me è da tenere altrettanto in considerazione. Matteo Renzi sarà, praticamente, il primo presidente del consiglio dell'Italia repubblicana ad essersi formato politicamente nelle amministrazioni locali anziché nei partiti e nelle aule parlamentari. Tecnicamente non si tratta del primo sindaco a diventare premier: Emilio Colombo, senatore a vita recentemente scomparso, capo del governo dall'agosto 1970 al febbraio 1972, ha fatto il sindaco di Potenza dal 1952 al 1954.

Ma i due casi sono imparagonabili: Emilio Colombo è stato un giovanissimo membro dell'assemblea costituente e la sua carriera politica si è sviluppata e svolta dentro le istituzioni centrali. La sua parentesi da sindaco (all'epoca eletto dal consiglio comunale e non direttamente dai cittadini) è più da considerarsi come un aspetto della gestione del potere a livello periferico della Democrazia Cristiana, che non come un reale impegno cittadino tanto che mentre faceva il primo cittadino, Colombo (allora si poteva) è rimasto seduto anche in Parlamento.

Un sindaco a Palazzo Chigi è dunque una novità, a mio avviso positiva, per varie ragioni.

Uno) In tempi di crisi della credibilità politica l'istituzione locale è, in linea di massima (le eccezioni ci sono sempre), quella che ha tenuto un po' meglio nella fiducia dei cittadini. Perché un sindaco, dalla città al piccolo paese, è conosciuto e riconosciuto. Le critiche, quando se le merita, generalmente se le becca in faccia.

Due) Un sindaco ha quotidianamente a che fare con scuole, strade, disastri, problemi quotidiani, piccoli e grandi. Che devono essere risolti in poco tempo e con pochi soldi.

Tre) Un sindaco è generalmente abituato a prendersi le colpe delle cose che non funzionano.

Quattro) Il sindaco è un lavoro nel quale non puoi bluffare. Se sei immobile, indolente o inadeguato lo si capisce dopo pochi mesi.

C'è però anche una grandissima controindicazione.

Da una ventina d'anni a questa parte, legittimato da un sistema che lo elegge direttamente, il sindaco è abituato a governare quasi da monarca assoluto, senza contropoteri politici significativi. Il consiglio comunale è sostanzialmente ridotto ad un coro greco che gli fa da controcanto in sottofondo. Ma che non ha il potere di sostituirlo. Rapportarsi con il Parlamento, che peraltro non ha una maggioranza granitica come avviene nei Comuni, sarà una cosa completamente diversa.

E c'è soprattutto l'incognita delle incognite, che sta sopra e, contemporaneamente, tiene insieme tutti questi aspetti: ovvero la presa del palazzo da parte di un provinciale.

Il provinciale è abituato ad agire localmente, con un pragmatismo spicciolo ma generalmente molto circostanziato. Nello stesso tempo, però, è consapevole che la sua provincia non è il centro del mondo e quindi, tendenzialmente, più disponibile all'apertura ed a guardare fuori dalla finestra con occhi più curiosi e meno supponenti. Per questo motivo, generalmente, mal tollera Roma, i suoi riti, i suoi modi e le sue regole. Il provinciale, insomma, ha, di solito, un altro modo di agire rispetto a chi è nato, cresciuto e gioca in casa nei tradizionali palazzi del potere. Provinciali (nel senso che ho voluto dare a questa espressione) sono gli imprenditori più dinamici del nostro paese. Provinciali sono stati pochissimi uomini di governo dell'ultimo mezzo secolo.

Per un provinciale prendere il potere porta con sé straordinarie opportunità e straordinari rischi. Il risultato lo vedremo presto.